Gli arbitri fischiano, i falli e le violazioni sono commesse dai giocatori!

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Tutti sono sempre alla ricerca di una giustificazione, di un colpevole, di chi ha sbagliato, ma la responsabilità di ciò che accade sul campo è condivisa: chi gioca e chi allena deve conoscere i limiti in cui si può muovere, mentre chi arbitra deve mantenere il più possibile il gioco nei confini delle regole. A volte un gesto eccessivo può essere incontrollato o incontrollabile, altre è consapevole; spesso è la capacità di controllarsi sotto pressione quella che fa la differenza tra un giocatore normale e un campione! Un arbitro maturo accetta un errore, senza considerarlo un fallimento, ma incamerandolo come briciola di conoscenza.

Il gioco è bastardo: ciò che non è mai accaduto o accade raramente, può  ripresentarsi a distanza di una settimana alla stessa squadra! I due episodi che analizzeremo presentano piccole differenze, ma entrambi si collocano perfettamente nei criteri stabiliti dalle regole: come nostro costume ci occuperemo asetticamente dei protagonisti, in quanto il nostro obiettivo non è giudicare,  ma aiutare a capire le dinamiche del gioco e quelle delle regole.

Queste situazioni hanno creato molte polemiche. Il fallo antisportivo ha un peso elevato nell’immaginario collettivo, anche se in termini di punteggio e possessi a volte è meno costoso di una violazione di passi non fischiata. Quanto è più confortevole per un arbitro una chiamata errata ma accettata rispetto alle proteste per una chiamata accettabile tecnicamente, ma comunque sgradita? Quante volte la lettura della situazione da parte degli addetti ai lavori comincia con “secondo me” piuttosto che “secondo le regole”? Il fischietto è in bocca ad un essere umano la cui decisione può essere corretta o non corretta rispetto a quanto previsto dalle regole, non rispetto al parere soggettivo di chicchessia. In entrambi i casi è inutile esaltare o crocifiggere, per quante volte si possa tornare indietro il risultato sarà sempre lo stesso! L’importante è fare tesoro delle esperienze altrui accrescendo il proprio bagaglio (e questo non vale solo  per gli arbitri) per una meticolosa preparazione della gara successiva.

Nella clip 1: il primo contatto di 6blu fischiato dal centro (mano sulla spalla dell’avversario)  avviene fuori dall’area dei 3”; dopo un secondo palleggio di 1giallo e la raccolta del pallone il secondo contatto, sanzionato come antisportivo dall’arbitro guida, avviene sotto canestro e vede come protagonista lo stesso 6blu, che  mentre si accusa del fallo fischiato in precedenza, alza il braccio sinistro e con la mano destra afferra l’avambraccio di 1giallo per impedire un eventuale tiro a canestro (nonostante il primo fallo non fosse in atto di tiro). Ognuno dei protagonisti commette dei piccoli errori: il centro fischia, si gira immediatamente “abbandonando” la giocata e dimenticandosi di segnalare che il fallo è avvenuto “on the floor” e non ci saranno tiri liberi; il 6blu “reitera” il contatto per impedire un canestro che comunque non sarebbe stato convalidato; il guida parte sparato per segnalare l’antisportivo senza contatto visivo e comunicazione con chi ha appena finito di segnalare il fallo e probabilmente non si è accorto di niente; il coda si limita ad osservare tutto, facendo solo un timido tentativo di “spegnere” la reazione del 6blu che causa il successivo fallo tecnico comminato dal collega (quello che ha fischiato il primo fallo) che probabilmente non si è accorto del fallo antisportivo; 1giallo rientra in campo con l’intento di farsi giustizia. Sicuramente l’unico in controllo è l’Allenatore giallo che stoppa “fisicamente” il suo giocatore, entrando in campo per prevenire una situazione di rissa!

Nella clip 2: 21bianco spinge 16blu in palleggio sulla linea da 2punti, tempestivamente sanzionato dal coda; dopo un ulteriore palleggio e la raccolta della palla da parte di 16blu, 21bianco colpisce con una manata palla e mano dell’avversario che tenta il tiro a canestro; a quel punto 16blu, dopo aver richiesto con il gesto un fallo antisportivo, dà una leggera spinta alla schiena di 21bianco. L’arbitro centro si avvicina e separa fisicamente i giocatori senza prendere alcun provvedimento.   Ognuno dei protagonisti commette dei piccoli errori: il centro che fischia omette di segnalare che il fallo è avvenuto “on the floor” e non ci saranno tiri liberi; 21bianco reitera il fallo con una manata quantomeno intimidatoria nei confronti dell’avversario rischiando un fallo tecnico (colpendo solo la palla) o un fallo antisportivo (colpendo parte della mano dell’’avversario); 16blu, dopo aver mimato il segnale di fallo antisportivo, spintona l’avversario rischiando a sua volta il fallo antisportivo. Il centro ed il guida non assumono nessun provvedimento nonostante i due contatti palesemente antisportivi.

Gli articoli delle regole spiegano “come si gioca a pallacanestro”; l’arbitro è lo “strumento” che dovrebbe mantenere l’equità competitiva tra le due squadre e tra tutte le squadre di un campionato. Normalmente le squadre e gli arbitri cambiano continuamente in una girandola di alternanze, ma se andiamo a razionalizzare e scarnificare tutte le implicazioni strategico tattiche, il gioco si riduce a palleggio-passaggio-tiro e l’arbitraggio a fischio-non fischio: di fatto sono i singoli episodi e le singole scelte a fare la differenza.

Partiamo da alcuni assunti: il fischio dell’arbitro interrompe il gioco e rende la palla morta; a palla morta possono essere commessi dei falli e non necessariamente questi devono essere antisportivi; sono i criteri e le modalità dei contatti a determinare la classificazione di un fallo. Un arbitro può fischiare un fallo o un doppio fallo e se ha la capacità di mantenere il fischietto in bocca anche un secondo fallo; due o tre arbitri possono fischiare lo stesso fallo oppure falli diversi. Le interpretazioni prevedono che a palla morta (dopo una violazione o un fallo) un ulteriore fallo personale debba essere ignorato. Un contatto protratto (continuato) nel tempo e nello spazio deve essere sanzionato con un solo fallo, mentre contatti diversi in momenti diversi commessi da un solo giocatore o più giocatori possono essere fischiati e sanzionati separatamente. Falli antisportivi, da espulsione o tecnici non possono essere ignorati.

Un fallo può nascere normale e trasformarsi in antisportivo o da espulsione, se continuato nel tempo e nello spazio; un fallo reiterato, ovvero ripetuto nuovamente,  non può essere mai un solo fallo! Nelle due situazioni i contatti sul palleggiatore sono cristallini e come accade nella normalità di queste situazioni i giocatori dovrebbero fermarsi al fischio dell’arbitro; il loro continuum li espone al rischio di essere ulteriormente sanzionati. Le motivazioni del “commettere fallo” nelle due clip  possono essere diverse, ma i criteri stabiliti dalle regole richiedono due fischi in sequenza e due sanzioni distinte ed in entrambi i casi il secondo contatto non può essere ignorato!

Altrettanto impossibile entrare nelle dinamiche mentali dell’arbitro: l’omissione di un segnale e l’abbandonare la giocata possono essere concause di qualcosa che sarebbe evitabile, ma solo a posteriori e davanti al video. Una cattiva comunicazione può accrescere il senso di ingiustizia e generare proteste. La decisione più o meno conforme ai criteri espressi dalle regole può essere consapevole o inconscia; a volte il “timore” di decidere una gara in un senso può trasformarsi nella decisione di senso opposto: non fischiare un fallo commesso, magari antisportivo, non decide la gara per chi lo commette ma sicuramente la può decidere per chi lo ha subito e non ne beneficia! Nel momento in cui si cerca di accontentare tutti la “politica” seppellisce la tecnica. Di fronte all’evidenza è inutile nascondersi dietro ad una sensazione soggettiva “secondo me” non era antisportivo o “in quel momento non sarebbe stato opportuno”! E’ molto più costruttivo fermarsi un momento e confrontarsi con i compagni per avere elementi per prendere la decisione migliore, che purtroppo non è sempre quella più morbida ed accettata.

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